Partendo dalla “migliore ospitalità ospedaliera” passando per “il più indicato atto chirurgico” e facendo concludere il percorso con “utilissimi consigli” i nostri pazienti avranno la sensazione che meritano: “quella di essere delle persone speciali”.

Il continuo ed inesorabile sviluppo delle tecnologie chirurgiche mini-invasive cambia progressivamente le modalità di approccio al paziente. Per fare un esempio pratico e calzante nel 1970 quello dell’ernia del disco lombare era considerato un intervento altamente invasivo, con forti rischi chirurgici dove spesso il paziente veniva ingessato per un lungo periodo dopo il trattamento.

L’avvento del microscopio negli anni ’80 ha rivoluzionato il modo di approcciare questa patologia riducendo la degenza ad alcuni giorni (in media 7) comportando solo in una “relativamente bassa” percentuale di casi (15-20%), una instabilità iatrogena (post-chirurgica). Oggi mediante l’affinamento della tecnica microchirurgica associata o meno a quella endoscopica il paziente con ernia discale lombare può essere operato in “day surgery” o essere dimesso prudentemente al secondo giorno post-operatorio. Oggi il trattamento di questa frequentissima patologia condotto da “mani esperte” molto difficilmente può dare origine a danni neurologici.

Nel caso delle deformità della colonna (scoliosi e spondilolistesi complesse) sono sorte tecniche minimamente invasive che permettono la correzione in un modo molto meno invasivo dei trattamenti precedenti.

È il caso della tecnica di correzione con via laterale XLIF mediante la quale possono essere affrontate anche le patologie TRAUMATICHE e quelle dei TUMORI VERTEBRALI (NEOPLASTICHE).

XLIF e XCORE

XLIF, extreme lateral lumbar interbody fusion, è una tecnica mini-invasiva innovativa utilizzata per trattare la patologia spinale lombare e toracica traumatica, tumorale e degenerativa. Questa metodica permette di accedere direttamente alla malattia senza necessità di manipolare le strutture nervose; ciò consente di minimizzare il rischio di ulteriori danni neurologici. Inoltre essendo una tecnica minivasiva, permette di eseguire interventi in sicurezza anche in pazienti anziani, oncologici o comunque in condizioni cliniche generali compromesse.

  • Tecnica percutanea per corpectomie dopo trauma vertebrale

  • Tecnica APERTA - altamente demolitiva, invasiva e con serie complicanze

  • Tecnica X-CORE mini-invasiva che viene da noi adottata

  • Rappresentazione grafica di tipica frattura vertebrale molto grave

  • TC di paziente (69 aa) con stesso tipo di frattura

  • Approccio minimamente invasivo scelto all’inizio (in accordo con il paziente)

  • Stabilizzazione peduncolare corta

  • Condizione peggiorativa alla TC vertebrale dopo 3 mesi

  • Ulteriore peggioramento della condizione della frattura dopo alcuni mesi

  • Si sceglie di praticare una corpectomia mini-invasiva mediante tecnica X-CORE (4 cm di apertura con minima asportazione costale)

  • Posizionamento del paziente sul tavolo operatorio

  • Risultato finale con X-CORE posizionato al posto della vertebra asportata

  • Risultato finale con apprezzamento del considerevole piano d’appoggio della protesi vertebrale

  • Risultato finale che mostra il costrutto definitivo sul paziente che è tornato a domicilio dopo 6 giorni

  • Paziente con tubercolosi vertebrale dorsale D12 con deficit neurologici. I° intervento decompressione e stabilizzazione posteriore (seguito da terapia farmacologica) II° intervento: Corpectomia mini-invasiva con X-Core

  • Invasione corpo vertebrale D12 alla RM con contrasto

  • RM con contrasto: invasione del corpo vertebrale D12 con iniziale compressione midollare.

  • TC: immagine di ricostruzione coronale dopo stabilizzazione posteriore e corpectomia minimamente invasiva X-Core - Nuvasive ®

  • TC: immagine di ricostruzione sagittale di protesizzazione del corpo D12 dopo corpectomia mini-invasiva con X-Core - Nuvasive®

  • Caso di Plasmocitoma solitario del corpo vertebrale lombare L4 in giovane donna. I° intervento: asportazione parziale per via posteriore con stabilizzazione peduncolare e II° intervento di corpectomia mini-invasiva con X-Core-Nuvasive®

  • RM immagine sagittale: Evidente collasso del soma di L4 da invasione tumorale.

  • RM immagine assiale della lesione tumorale invadente il corpo vertebrale L4 e il canale midollare

  • Immagini RM e TC dopo il I° intervento posteriore che documentano la parziale asportazione chirurgica e la stabilizzazione con viti peduncoilari e barre.

  • Immagini tridimensionali TC che fanno apprezzare la sostituzione totale di vertebra "malata" mediante sistema minimamente invasivo X-Cor-Nuvasive®

  • Coinvolgimento metastatico del corpo vertebrale lombare L3 in donna di 53 anni. I° intervento: stabilizzazione posteriore. II° intervento: corpectomia e sostituzione vertebrale con sistema minimamente invasivo X-Core -Nuvasive®

  • Immagine laterale di Rx lombare post-operatoria (I° intervento) : si apprezza il coinvolgimento lesionale del corpo lombare L3 (cerchio rosso)

  • Immagini RM e TC che documentano l‘invasione del corpo vertebrale L3 e l’avvenuta stabilizzazione posteriore (I° intervento)

  • Immagini intraoperatorie (posizionamento sul letto operatorio del paziente e approccio laterale per inserimento protesi vertebrale X-Core®) e TC post-operatoria.

  • Paziente con Cordoma recidivante a livello dei corpi vertebrali D7-D8. Paraplegia ricorrente

  • Imagini TC ed RM che documentano l’invasione dei corpi vertebrali con compressione midollare. Malattia che dura dl 2007.

  • Immagini TC in ricostruzioni sagittali che documentano la differenza dell‘allineamento tra la protesi inserita nel 2010 e quella inserita nell’utlimo intervento di revisione mediante sistema X-Core-Nuvasive®.

  • Le immagini TC in ricostruzione coronale ed assiale fanno apprezzare la considerevole aumento di superficie vertebrale che viene occupata dalla protesi aumentandone la stabilità.

Ma lo scenario è cambiato drammaticamente anche per patologie molto importanti come i tumori cerebrali. Sempre negli anni ’70 l’asportazione di un tumore cerebrale come il meningioma era trattamento che poteva essere eseguito solo da un primario e molto spesso con dei reliquati  neurologico-funzionali ed estetici molto pesanti. Le craniotomie (apertura del cranio) erano eccessivamente allargate e le incisioni cutanee davano origine ad inestetismi oggigiorno inaccettabili. Dopo quella del microscopio e delle tecniche microchirurgiche MINI-INVASIVE con lo sviluppo di approcci sempre più precisi la rivoluzione più sensazionale in neurochirurgia fu quella del NEURONAVIGATORE (anni 90).

Ricordo ancora la passione che spingeva ad arrivare sino a notte fonda nei suoi laboratori uno dei più brillanti neurochirurghi stereotassici degli anni ’90, CESARE GIORGI, che per primo in Italia sviluppò un NEURONAVIGATORE. Ne consegnò uno gratuitamente nel 1999 alla nostra NEUROCHIRURGIA (Ospedale San Giovanni) e fu cosi che ebbi la possibilità di affinare le tecniche MINIMAMENTE INVASIVE CEREBRALI.
Questa tecnica (oggi usata quotidianamente) permette, dopo aver sottoposto il paziente ad una TC o RM che svela posizione e caratteristiche esatte del tumore cerebrale, di ricostruire una “mappa” per raggiungerlo in un modo sicuro e preciso permettendo al Neurochirurgo di conoscere la profondità, la forma e la posizione della lesione come fosse guidato da un sistema GPS.

In questi stessi anni si sviluppava la NEUROCHIRURGIA  ENDOSCOPICA introdotta a Roma dal nostro maestro STEFANO ESPOSITO caro amico del Professor AXEL PERNECZKY, luminare degli approcci “Key Hole”.
Questi dispositivi, (utilizzati per la prima volta da Lespinasse e Dandy nel 1922 per la rimozione di un tumore ipofisario) incrementarono enormemente la “potenza visiva” utilizzando la tecnica delle  fibre ottiche ottimizzando la visualizzazione e il “management” delle patologie vascolari e tumorali.
Tutto ciò fece migliorare i nostri risultati chirurgici rendendo gli interventi ancora più sicuri, efficaci e veloci.
Il nostro “armamentario chirurgico” è ormai vastissimo e questi sono solo fra i più interessanti esempi storici di quanto accaduto in questi 40 anni.

È la grande passione che spinge a scoprire nuove frontiere e a rivoluzionare la nostra conoscenza con lo studio, frequentando altri reparti di neurochirurgia in tutto il mondo e partecipando a “workshop” e a congressi nazionali ed internazionali.

È con questa (la Passione) che si acquisiscono nuove tecniche che poi verranno utilizzate in pazienti “particolarmente adatti”, a volte anche prendendo anche alcuni rischi.
Perché alcune di esse essendo troppo innovative vengono ritenute ancora non sufficientemente “pronte” !

È avendo un rapporto più sereno, più umano e più amichevole con i propri pazienti che miglioriamo il loro percorso nella malattia.
Oggi dobbiamo essere pronti a poter offrire il “TOP” del trattamento per il nostro paziente ma sempre con una dose adeguata di “senno” !

Massimiliano Neroni
Neurochirurgo

Patologie